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Trento, 4 novembre 2014
Il Servizio di Salute Mentale di Trento,
dopo soli due anni dall'ultimo trasferimento(!),
ancora in cerca di una sede

Interrogazione a risposta orale presentata da
Lucia Coppola, consigliere comunale dei Verdi a Trento

Premesso che:

─  Il Centro di Salute Mentale si trova attualmente in via S. Giovanni Bosco, con la concreta possibilità di essere trasferito a breve in via Santa Croce, nell'edificio precedentemente occupato dal sindacato CISL;

─  che il suddetto edificio è particolarmente inadeguato per rispondere alle  esigenze dell'utenza del Centro, dei suoi operatori e delle famiglie dei pazienti;

─  che ci saranno grosse difficoltà ad adattare quegli spazi alle funzioni presenti attualmente nella sede di via S. Giovanni Bosco;

─  che il trasferimento è fortemente osteggiato dagli utenti (oltre 4000) e da tutti coloro che con differenti ruoli ruotano intorno a questo importante servizio territoriale, luogo di buone prassi per quanto attiene le sofferenze della mente;

─  che il trasferimento in via San Giovanni Bosco è molto recente, in quanto avvenuto solo nel 2012;

─  che  questo servizio è ormai itinerante da diverso tempo sul territorio comunale, dal momento che a partire dal 2000 era locato presso la sede di via Petrarca, poco vivibile e del tutto inadeguata, tant'è che fu spostato per motivi di sicurezza;

─  che questa instabilità logistica e i continui cambiamenti nuocciono fortemente alla serenità di pazienti, operatori e familiari, creando una situazione di precarietà e disagio;

─  che il trasferimento presso la ex Civica Casa di Riposo di via S. Giovanni Bosco, purtroppo senza la sottoscrizione di un contratto, aveva ristabilito una situazione molto favorevole alla salute dei pazienti, con spazi adatti alle varie attività, agli ambulatori, alle visite, ai laboratori;

─  Che, in particolare, il giardino prospiciente l'edificio, che si affaccia sui Giardini del Santa Chiara, è frequentato serenamente da coloro che usufruiscono del servizio, da volontari e parenti, in un clima di scambio e umana partecipazione; di quel “fareassieme” che sta alla base dell'azione di recupero e sostegno alle difficoltà di pazienti così delicati;

─  che l'attuale Centro occupa in  modo più che soddisfacente la prima accoglienza, l'area dei bisogni fondamentali (abitare, lavoro, socialità), il Centro Diurno, l'area degli ambulatori, la direzione, l'amministrazione, il bar “dolce e caffè”, importante per attirare le persone “da fuori” e mescolare malattia e salute, attutire la percezione di disagio, consentire incontri utili a tutti, scambi tra i diversi modi di essere e di sentire,  di interagire, conoscersi, dialogare;

─  che la presente collocazione ha consentito sin qui di vivere un angolo di mondo teso alla speranza e alla fiducia, alla ricostruzione di vite difficili.

Tutto ciò premesso,

si chiede al Sindaco e alla Giunta del Comune di Trento

─  se vale la pena di buttare via tutto quanto ricostruito a fatica da chi vive ed opera nella sede attuale;

─  se si è consapevoli di andare a infrangere un equilibrio delicato,  a cui si è giunti con l'apporto e il lavoro di tanti e mettendo al centro i bisogni di persone che cercano di dare risposte alla loro fatica di vivere;

─  se non si fosse già a conoscenza due anni fa, al momento dell'ultimo trasferimento, del fatto che il Comune di Trento abbisognava di spazi per i suoi uffici;

─  se non si ritiene di aver agito con superficialità e scarsa capacità pianificatoria, allorché si è deciso, nonostante si conoscesse già la provvisorietà dell'attuale sistemazione, di trasferire ugualmente un servizio così importante, mostrando scarsa sensibilità e attenzione ed alimentando legittime aspettative.

Si chiede inoltre:

─  come mai non viene tutelato e valorizzato il lavoro ineccepibile di un servizio noto a livello a nazionale e internazionale, più volte visitato e segnalato come fucina di buone prassi mediche, relazionali, sociali?

─  Come mai il Centro e le persone che ne hanno responsabilità non sono mai state interpellate su una scelta che riguarda in prima persona questo Servizio, né ci si è minimamente posti il problema di come avrebbero reagito all'ennesimo trasferimento utenti, familiari, volontari, operatori?

Perché non ci si è resi conto che l'edificio di via S. Croce, per quanto possa essere risistemato al meglio, è comunque cupo e vetusto?  Consiste di 5 mini appartamenti, è totalmente in verticale e privo di spazi ampi in cui svolgere attività, di spazi verdi e di parcheggi pertinenziali; è un edificio su otto piani e un autentico labirinto che impedirà di fatto contatti di collaborazione ed empatia tra i vari soggetti.

Infine, chiedo:

─  se non si ritenga di doversi attivare per trovare spazi/altri adeguati a collocarvi gli uffici comunali, stante il grave disagio che si determinerebbe al Centro di Salute Mentale, o se, extrema ratio, non si reputi doveroso  individuare un edificio in una zona della città  che abbia le caratteristiche per ospitare al meglio quello che rappresenta davvero un fiore all'occhiello per la nostra città e per la Sanità trentina. Degno dunque della massima attenzione e sensibilità da parte della Politica e della cittadinanza trentina. In nome di una dovuta e necessaria stabilità.

Lucia Coppola
consigliere comunale dei Verdi a Trento

 

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